Aggiornamenti dal Mariele-Zimbabwe dopo il ciclone

Il giorno 16 marzo, il CPU (Civil Protection Unity) inviava nei telefonini raccomandazioni allarmanti, come: “In caso di forti venti, riparatevi nella parte della casa dove avete il tetto piú resistente, chiudete porte e finestre e non uscite. In caso di emergenza chiamate il 112” e poco dopo scriveva ancora: “Fate attenzione alle fiumane, ai livelli dell’acqua che crescono e mettetevi subito in salvo, in caso di emergenza chiamate il 112”.
Da noi a Mhondoro, sono stati tre giorni e due notti di piogge forti e continuate, ma non devastanti. E a queste piogge noi siamo abituati. Sappiamo anche che é normale che ci tolgano l’elettricità quando piove, perciò non abbiamo sentito o visto notizie alla TV e ci chiedevamo perché mai questi messaggi allarmanti nei cellulari, quando tutto appariva sì serio, ma normale disagio. Dall’Italia ci scrivevamo:”Voi come state?”
Solo due giorni più tardi abbiamo visto nei telefonini di persone amiche foto terribili, disastri tipo lo tsunami: rocce che cadevano dalle montagne, automobili travolte dall’acqua, strade scomparse, divenute come campi arati...case ridotte a mucchi di sassi.
Questo è il modo di come siamo venuti a sapere del ciclone Idai in Malawi che aveva colpito il Mozambique e anche la parte sud-est dello Zimbabwe: dai cellulari.
Le parti piú colpite sono i distretti di Chipinge e Chinaminami. La gente ha perso i propri cari, la casa e gli animali. Non hanno più nulla. Solo nella zona di Chinaminami zona sono state distrutte 41 scuole. In una di esse si sono abbattute rocce rotolate dalla montagna ed hanno ucciso studenti ed altre persone. I morti e i dispersi sono tanti anche nelle zone adiacenti.
La Caritas delle sette diocesi dello Zimbabwe sta coordinando gli aiuti tra le forze del governo, le varie agenzie di sviluppo, i gruppi di volontari e persone di buona volontà così che al più presto i soccorsi portino sollievo a tanta sofferenza.
Quanto a noi, siamo stati molto lontano da quel punto, quindi non toccati dal ciclone, anzi abbiamo sperimentato su di noi che l’acqua può portare morte e vita nello stesso tempo. Terminate le piogge, col ritorno del sole, quando abbiamo potuto visitare i campi, abbiamo visto il nostro frutteto rinvigorito, il maize più alto e tutta la vegetazione dell’orto in bello stato.E insieme alla preghiera per le persone rimaste senza casa e ridotte a niente, abbiamo anche detto : quest’acqua a noi serviva perché è l’ultima della stagione e la natura ne aveva bisogno prima che il sole cominci a scottare senza pietá per parecchi mesi.

Saluti cari a tutti i nostri amici e benefattori.
Per la comunità del Mariele,
Sr Antonietta Giberti